L’inarrestabile corsa a una vita sempre più smart rende chiaro un messaggio: niente sarà mai più irraggiungibile. 

Nell’era del digitale-vitale, nessuno può privarsi del proprio posto nel mondo in rete, quasi ad essere ormai uno step dovuto per un apparente riconoscimento sociale. 

I recenti fatti di cronaca dimostrano quanto il fenomeno abbia ormai un peso vitale tra i giovanissimi che, tra inesistenti controlli delle nuove app e un’eccessiva e precoce permissività genitoriale, detta “fiducia”, si ritrovano ad essere le vittime principali delle ombre di Internet.  

Tra GIF animate, emoji e un monitoraggio costante delle attività quotidiane, tanti sono i passi falsi che ogni giorno si compiono online, nella totale ignoranza dei meccanismi di funzionamento reale del web.  

Il paradosso quotidiano dei nostri giorni è decantare diritti di accesso e privacy, senza la conoscenza adeguata del vero galateo di Internet’ da osservare quando ci si addentra in un mondo così vasto.  

‘È solo un social’ o ‘è solo un telefono’ sono le frasi generalmente accettate, che minimizzano un rischio reale e lo nascondono, fino a sfociare nei grandi terrori di childgrooming’ (riconosciuto come adescamento dei minori online’) o revengeporn’ rientrato nel cd. ‘CODICE ROSSOcome primo tentativo di arrestare il fenomeno e il prima possibile proteggere le vittime. 

Nei casi più assurdi, persino gli innocenti TikTok o Instagrampossono essere trasformati nel mezzo che conduce adolescenti a non uscire più di casa, fino all’arrivo ai casi noti di suicidi o omicidi spesso premeditati da un’oscura vita social.  

Tra le lamentele riguardanti la lentezza della nostra giustizia, quelle inerenti alle mancanti adeguate misure di sicurezza social e la passiva accettazione che basti constatare che i ragazzi abbiano più di 13 anni per l’uso delle applicazioni, il mondo ignora che oggi, parte dell’educazione necessaria da impartire dai primi anni, riguarda l’uso del digitale. 

Mancanza di educazione digitale 

Inconsapevolezza e disinformazione digitale costituiscono la solida base per il tuffo nella zona nera del mondo online. 

Il digital-divide colpisce giovani e adulti con il medesimo risultato: una non trasparenza crescente che parte da uno schermo ed è capace d’investire la serenità di vite innocenti.  

Il sito ‘generazioni connesse’ ha stilato un’utilissimalista di comuni errori commessi, individuandone tutti i target: dalla ChatWoman: (colei che chatta, chatta e ancora chatta) all’Incredibile URL: (colui che clicca, clicca e clicca su ogni cosa senza fermarsi a leggere o comprenderei contenuti).  

La divertente nomenclatura dei personaggi tipici del web mette davanti ad una realtà stupidamente triste e potenzialmente facile da abbattere, se solo s’iniziasse con un proficuo interesse ad una vera cultura digitale. 

La nostra vita adattata alla pandemia ci ha consegnato un potenziale alleato per continuare le nostre attività.Parliamodella piattaformaZOOM, che oggi accoglie lezioni, riunioni, webinare call generiche. 

Il lato oscuro della tecnologia non è tardato ad arrivare anche qui;il fenomeno dello ‘ZOOMBOMBING’ consiste nell’intromissione in videochat private, per disturbarne la prosecuzione in svariati modi, potendo filmare il contenuto e postarlo su altri social violando la privacy dei partecipanti.  

Sono varie le azioni da poter compiere per proteggersi, ma risulta necessaria la preventiva conoscenza dei meccanismi della piattaforma per studenti, insegnanti e chiunque necessiti di farne uso. Ogni giorno gli utenti credono che basti la condivisione di un ID per avere piena sicurezza e piena privacy. 

Si parla poco di un’altra piaga sociale che affligge molti giovani utenti, che proprio per questo sono spesso invisibili in societàidipendenti dai videogiochi online. 

Mentre si lascia in mano un joystick per ore, consentendo pure una connessione online, i mostri da combattere potrebbero essere tanti altri e non solo quelli da uccidere nel gioco in questione. Dagli hacker più subdoli all’adescamento tramite link o strani inviti di partecipazione, per non parlare di un cyberbullismo ben mirato al ‘nerd’. 

L’uso eccessivo della tecnologia è spesso causa di dipendenze e di una perdita di connessione con la realtà. Tutto questosi riversa sulla condizione psicologica di coloro chevivono ogni giorno in un mondo che, allo stesso tempo, non conoscono.  

I rischi connessi alle app di messaggistica  

L’ennesima assurdità che merita rilievo riguarda le app di messaggistica.  

Il caso di TELEGRAM ha dato non poco scandalo tra l’opinione pubblica. Rinominata ‘chat degli orrori’ (trasexting e pedopornografia), Telegram è stata trasformata da migliaia di iscritti ad un mercato nero di ricerca d’immagini, video porno e pedopornografici, persino di stupri, arricchiti dal più violento dei linguaggi. Se ne contano in Italia circa 89, nonostante quelle ormai chiuse, queste continuano protette dalla convinzione che non si possa rilevare l’identità dei partecipanti. 

Il peggio dell’essere umano trova in Internet un mondo in cui nascondersi. I predatori del web, anch’essi in preda ad una totale ignoranza digitale, credono di non poter essere scoperti poiché le chat contano migliaia di iscritti. Queste stesse persone dimenticano però che Internet è sempre in grado di scovare tracce nascoste, fakeidentity e tutte le prove che frettolosamente vengono cancellate dai telefoni.  

È certo che una sostanziosa conoscenza del web potrebbe dimezzare drasticamente il verificarsi di tali eventi e aumentare la sicurezza collettiva. 

Com’è facile notare, gli errori in cui è possibile incorrere sono tanti e sono sempre mossi da apparenti normali azioni quotidiane che l’utente non distingue semplicemente perché non sa. 

Il sottovalutato danno dei contenuti inadatti che potrebbero circuire il minore istigandolo a comportamenti dannosi, è spesso la matrice dei peggiori reati.‘I click consapevoli’ sono ancora un lontano miraggio per la maggior parte. 

Da non sottovalutare i casi di Phishingo delle pesanti frodi attraverso SmishingVishing, apparentemente poco noti, ma facilissimi da mettere in atto dai cyber-criminali, a danno persino dei più attenti.  

Raggirare e derubare qualcuno dei propri dati sensibili o delle loro identità social è un crimine figlio del nostro tempo, che solo la conoscenza del fenomeno e il sapere digitale possono contrastare. 

Normative e protezione del minore sul web

Un tracciamento generale delle normative più importanti per la tutela della nostra vita sul webè un buon passo verso l’educazione digitale. L’utente medio non è a conoscenza del fatto che:  

  • Il codice penaleitaliano punisce all’art.609 qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce, posti in essere anche mediante della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione’.  
  • L’Unione Europea ha approvato il GDPR(General Data ProtectionRegulation), che riconosce e protegge il diritto alla protezione dei dati personali come un diritto fondamentale delle persone fisiche. 
  • Nel 2003 è stato approvato il Decreto Legislativo n°196, 30 giugno, che ha permesso l’introduzione nel nostro ordinamento del Codice in materia di protezione dei dati personali.  
  • Ogni stato membro dell’UE è munito oggi di un’Autorità di controllo (Garante privacy) istituita dalla legge sulla privacyn°675, 31 dic. 1996. Autorità amministrativa che svolge importanti azioni di tutela generale e può irrogare sanzioni correttive.  
  • LaLegge 18 marzo 2008, n. 48ratifica la Convenzione di Budapest 2001(primo accordo internazionale riguardante i crimini commessi attraverso internet o le altre reti informatiche, con l’obiettivo di realizzare una politica comune fra gli Stati membri, attraverso l’adozione di una legislazione appropriata che consenta di contrastare il crimine informatico in maniera coordinata)in materia di criminalità informatica. 

Come proteggere il minore online

Conoscere il problema è il primo passo per contrastarlo.  

Non ignorare l’allarme è il secondo.  

La trasparenza del web è possibile da raggiungere con la corretta informazione e la scelta di fonti accurate da cui educarsi.  

Il consenso del genitore, ove non sussista l’età per l’utilizzo dei social, deve essere correlato dalla consapevolezza e della conoscenza dei rischi del web del genitore stesso. 

Proteggere un minore non può esaurirsi con la copertura del viso tramite pixel o emoticon, e tantomeno, può concludersi escludendo i giovanissimi dalla vita di Internet. Negare non è educare.  

Per ottenere un’educazione digitale che provenga dall’alto delle Istituzioni, è necessario partire da sé stessi.  

Consigli per il genitore 

  • Crea uno scambio dialogico sull’essere online; 
  • Cyber-attivati 
  • Crea momenti per fare cose insieme su Internet; 
  • Controlla quanto tempo i tuoi figli trascorrono su internet; 
  • Insegna strategie per tutelarsi online: domandando loro come si proteggono online; 
  • Informati sulle mode di internet e conosci le app in tendenza;  
  • Non pensare che non t’interessi o che non sia importante; 

Non c’è più tempo per ignorare i mezzi di risoluzione. 

Internet non è qui per togliere vite o libertà fondamentali, è e deve restare uno strumento che permetta di unire distanze positive. Agire per questo è un dovere morale e comune. 

 

Visita i siti di Generazione Ypsilon e Generazioni connesse.

La cultura digitale è sempre pronta ad accoglierti. 

 

Rosy Marcantonio