All’alba dell’istituzione del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica il “green” è al centro di numerosi dibattiti politici e non. Non è un caso che tale tematica sia preminente se si pensa che su 230 mld del Recovery Fund ben 70 sono destinati alla transizione verde, quindi più di un terzo del risultato totale. D’altronde in un’ottica futuristica e lungimirante non si può fare a meno di pensare ad uno sviluppo ecologico e sostenibile. Questo, però, non è sufficiente per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni: sostenibilità e tecnologia sono elementi inscindibili ed essenziali per garantire il progresso economico e sociale.
Cosa si intende per sviluppo sostenibile?
Tale concetto è ampiamente utilizzato da aziende, governi, media, ma occorre darne una definizione che ne chiarisca il reale significato. Esso è stato introdotto nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU, che lo ha definito come «uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri».
Oggi, a distanza di 34 anni, è indubbio che i passi in avanti compiuti dalla tecnologia, in particolare da Internet, sono stati fondamentali non solo per fornire servizi più efficienti ma anche per concretizzare questa definizione. Basti pensare alla riduzione degli spostamenti fisici per fare acquisti o per recarsi nel luogo di lavoro rispettivamente congrazie agli e-commerce e allo smart working, nonché alla riduzione della produzione di carta e cartone grazie agli e-book ed ai contenuti digitali. Inoltre anche la PA, a seguito del recepimento del nuovo Codice di Amministrazione digitale, contribuisce al rispetto dell’ambiente con l’introduzione di nuove modalità di comunicazione con cittadini e imprese. Pec, raccomandate virtuali e identità digitale costituiscono, infatti, il primo passo in avanti per una PA non solo digitalizzata ma anche più sostenibile.
Quanto inquina internet?
Ma dietro questi innegabili benefici si nasconde l’altra faccia della medaglia: solo il traffico dei dati Internet contribuisce al 3,7% dell’inquinamento globale (se Internet fosse un Paese, sarebbe il sesto più inquinante al mondo). Ricerche su Google, acquisti online, invio di e-mail, utilizzo dei social network, streaming video: ogni singola azione compiuta quotidianamente è fonte di emissione di CO2. Ad esempio una ricerca su Google emette fra i 2 e i 7 gr di diossido di carbonio, pari a quelli emessi guidando una macchina per circa 20 m, mentre per l’invio di un’e-mail i dati si aggirano fra i 4 e 50 gr. Apparentemente sembrano numeri esigui e irrilevanti, ma è la somma di essi ad essere preoccupante. Ad oggi, infatti, ben 4 miliardi e mezzo di persone utilizza Internet quotidianamente, il più delle volte ignare delle conseguenze che un singolo click può causare.
Dunque non è solo il fumo delle grandi ciminiere o il tubo di scarico delle auto ad inquinare, ma è fonte di inquinamento anche ciò che può sembrare immateriale ed innocuo, come Internet, sebbene non in modo evidente. Il raffreddamento e l’alimentazione dei data center costituiscono i maggiori fattori inquinanti. Il loro funzionamento richiede un dispendio energetico considerevole, che, però, può essere ridotto con l’adozione di energie rinnovabili.
Quanto sono sostenibili i grandi colossi di internet?
I grandi colossi di Internet hanno iniziato a muovere i primi passi verso questa direzione. Apple, ad esempio, sul suo sito internet dedica un’apposita sezione all’Ambiente. “Abbiamo un piano Grande come il mondo” è questa la frase che apre la pagina. Non solo utilizza già da qualche anno data center ad energia 100% rinnovabile, ma si pone anche l’obiettivo di azzerare la sua carbon footprint entro il 2030 con la produzione di dispositivi interamente riciclabili, più longevi e a basso consumo energetico.
Anche Google è in prima linea nella lotta al cambiamento climatico. Il CEO, Sundar Pichai, ha annunciato che Google è stata la prima compagnia a diventare carbon neutral e a raggiungere il 100% di energia pulita, eliminando interamente la sua “carbon legacy” (letteralmente eredità di carbonio) derivante dalle emissioni precedenti al raggiungimento di questo obiettivo. .
A questi si aggiunge anche Facebook che, oltre all’impegno di azzerare le emissioni nette dell’intera catena di produzione entro il 2030, ha annunciato l’introduzione del Climate Science Information Center. Si tratta di una sezione che raccoglie notizie e informazioni scientifiche da fonti autorevoli nonché consigli rivolti agli utenti per combattere il cambiamento climatico, con lo scopo di evitare disinformazione sul tema. Esso è modellato sulla falsariga del COVID-19 Information Center.
Ma attenzione, oggi mostrarsi in prima linea nella lotta al cambiamento climatico assicura una maggiore appetibilità del marchio. Così non mancano le grandi promesse eco-friendly che si rivelano solo delle mere strategie di marketing. Questa tecnica ingannevole è definita Greenwashing (dall’inglese green: ecologico e whitewash: insabbiare) ed ha lo scopo di ingannare il consumatore decantando il perseguimento di politiche verdi ben lontane dalla realtà.
Cosa possiamo fare?
Ma insieme alle grandi imprese, è necessario che tutti contribuiscano alla salvaguardia dell’ambiente, adottando piccoli accorgimenti che possono fare la differenza. Come fare? Ad esempio decidere di spegnere il computer anziché lasciarlo in stand-by non solo dimezza i numeri in bolletta, ma aiuta anche l’ambiente. Inoltre acquistare dispositivi a basso consumo energetico riduce l’impatto che questi hanno nell’ecosistema. E quando è giunta l’ora di smaltirli, perché inutilizzabili, bisogna fare attenzione: se gettati in maniera inadeguata, possono causare danni anche irreparabili all’ambiente. Questi rifiuti, rientranti nella categoria dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), vanno portati nelle apposite isole ecologiche per garantirne un corretto smaltimento.
Dunque alla luce dei dati analizzati sembra impossibile trovare una risposta netta al quesito posto dal titolo: Internet è amico o nemico dell’ambiente? Che la risposta sia affermativa o negativa, una cosa è certa: non si può fare a meno né di Internet né di perseguire la sostenibilità ambientale, e nel farlo non si possono assolutamente scindere questi elementi. Il segreto sta nel loro utilizzo: intelligenti non devono solo essere le macchine, ma anche chi le utilizza.
“La trasformazione verde e quella digitale sono sfide indissociabili” (Ursula von der Leyen).
Ludovica Catapano
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