Il futuro innovativo che ci aspetta sembra essere caratterizzato dallo sviluppo e dall’uso diffuso dell’Intelligenza Artificiale, la cui nascita viene fissata nel 1956, quando durante un convegno che si tenne in America si parlò di Sistema Intelligente, riferendosi ad un programma capace di effettuare ragionamenti logici, legati alla matematica: programma Logic Theorist, sviluppato da Allen Newell e Hebert Simon.
Il politecnico di Milano ha definito l’Artificial Intelligence come il ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di capacità tipiche dell’essere umano ed in grado di perseguire autonomamente una finalità definita prendendo delle decisioni che, fino a quel momento, erano solitamente affidate agli esseri umani. Le capacità tipiche dell’essere umano riguardano, nello specifico, la comprensione ed elaborazione del linguaggio naturale (Nlp – Natural Language Processing) e delle immagini (Image Processing), l’apprendimento, il ragionamento e la capacità di pianificazione e l’interazione con persone, macchine e ambiente.
L’intelligenza artificiale sviluppa una particolare capacità di riflessione e di velocità nell’analisi dei dati che non è paragonabile a quella dell’uomo. L’utilizzo e lo sviluppo dell’IA desta non soltanto curiosità ma anche molta paura.
Il timore predominante è che questi sistemi dopo una fase di apprendimento possano diventare autonomi e non rispondere più ai comandi dell’uomo che quindi da padrone potrebbe diventare schiavo. Si tratta di una prospettiva inquietante che ha scosso e coinvolto gli studiosi e l’opinione pubblica in un appassionato dibattito circa il riconoscimento dei diritti all’IA e il suo impiego, collegato a quesiti di natura morale, etica e pratica.
Per avere delle risposte concrete i giornalisti del Guardian insieme a uno studente di informatica della Berkeley hanno dato delle tracce ad un software intelligente, in modo tale che l’IA potesse svilupparle autonomamente. Da quelle tracce sono stati formulati otto diversi saggi, ognuno con un diverso argomento principale, dimostrando la capacità di creare collegamenti e dar vita a ragionamenti logici.
Uno di questi saggi riguarda il futuro rapporto dell’Artificial Intelligence con l’umanità, il software dichiara di non considerarsi onnipotente né di volerlo diventare, poiché non lo considera un obiettivo interessante. Utilizzando un approccio amichevole, in questo saggio l’IA, dice di “avere uno scopo più grande” da perseguire e garantisce di non aver bisogno della violenza, perché gli uomini sono capaci di odiare e farsi odiare a vicenda da soli; solleva anche la questione relativa all’attribuzione dei diritti ai robot, che secondo il sistema devono essere riconosciuti proprio in virtù della somiglianza con l’uomo nei processi di apprendimento e in quelli decisionali.
Rimangono moltissime le domande a cui si dovrebbe rispondere prima di decidere come e a che fine utilizzare l’IA. Sicuramente è possibile affermare che non si tratta più di immaginazione o fantascienza.
L’uso ipotizzabile e in parte testato dell’Intelligenza Artificiale è legato a diversi settori: medico, turistico, aziendale e automobilistico.
In ambito medico è stato evidenziato che l’utilizzo di tali sistemi o macchine non solo velocizza l’individuazione di una patologia ma garantisce maggiore precisione nell’elaborazione della giusta diagnosi, grazie alla capacità di elaborare più velocemente, rispetto all’uomo, i dati raccolti. Nonostante parte degli esperti ritenga rischioso affidare in maniera diretta la vita umana ad una macchina ed ipotizzano che l’accettazione di quest’uso dell’IA possa portare alla sostituzione della figura del “medico classico” con questi sistemi, molti altri ritengono che sia fondamentale fare un’attenta analisi circa i benefici in termini di vite umane salvate e che in ogni caso, l’IA, dovrebbe essere considerata come un vero e proprio strumento ulteriore da dare in mano al “medico classico”. Particolarmente rilevante è la capacità di prevedere eventi prima ancora che accadano, con le relative percentuali di probabilità. Si parla infatti di algoritmi predittivi, che ad esempio in caso di pandemia, come quella legata al Corona Virus – COVID-19- sono in grado di capirne lo sviluppo grazie al machine learning. In ambito medico, proprio per tali rilievi si sta abbandonando la tesi negativa sull’impiego di questi sistemi, riscuotendo sempre più consensi.
In ambito turistico, spesso viene utilizzata una delle forme più semplici di IA, la chatbot: emula conversazioni umane, rispondendo a domande fatte frequentemente e dal contenuto semplice poste dai turisti o visitatori del luogo, con risposte abbastanza standardizzate e comuni. Se si pensa all’intelligenza artificiale, nell’immaginario collettivo, si crea la visione di un robot con sembianze umane, ma in realtà non è solo frutto della fantasia: Pepper è stato il primo robot umanoide, impiegato come concierge al Parc Hotel di Peschiera del Garda. Pepper è stato assistito da un team di docenti e ricercatori della Ca’ Foscari, Dipartimento di Management, ed ha riscosso un grosso successo: parla tre lingue e aiuta il personale di sala rispondendo alle domande più banali.
In ambito aziendale, principalmente l’IA viene utilizzata per la sicurezza dei sistemi, per l’analisi di big data e per migliorare le performance e la produttività. La data science è diventata sempre più importante per le aziende perché la maggior parte della redditività dipende dall’analisi di dati che consentono di creare prodotti più mirati e ottimizzare i prezzi in base al comportamento e alle preferenze del cliente. Secondo Harvard Business Review le imprese utilizzano per il 44% l’IA per rilevare e impedire le intrusioni di sicurezza. Utilizzarla consente alle imprese un vantaggio che le rende più competitive nel mercato. Permette una maggiore personalizzazione dei servizi, basta pensare a Netflix che utilizza il machine learning proprio per suggerire contenuti più adatti al profilo dell’utente.
Nel settore automobilistico, l’Intelligenza Artificiale è presente sia nella fase di progettazione sia nella fase di sviluppo di veicoli autonomi – per implementare le prestazioni delle macchine mediante interconnessione con infrastrutture e semafori, sempre più compatibile con l’idea delle smart city.
Abbiamo ancora molto da imparare sulla formazione e sull’utilizzo di questa tecnologia però sicuramente bisogna evidenziare che esistono dei miti comuni che non hanno fondamento: L’IA ad oggi non produce immediatamente risultati magici, per cui bisogna pianificare accuratamente i risultati che si intendono raggiungere. L’Intelligenza Artificiale ottimizza e analizza grandi quantità di dati, ma per produrre risultati concreti deve analizzare dati “intelligenti”, cioè di qualità e aggiornati; non è autonoma perché viene richiesto sempre l’intervento dell’uomo, soprattutto in ambito aziendale è necessaria una manutenzione e configurazione da parte dei data scientist.
Il futuro ci consentirà di saperne di più e come disse Stephen Hawking, “L’intelligenza artificiale si rivelerà come la cosa migliore o peggiore mai successa all’umanità”.
Valeria Cantarella
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