È ormai noto, e non necessita di grandi presentazioni, il ruolo ricoperto oggi dalla digitalizzazione che, grazie al forte carattere trasversale che la caratterizza, è capace di modificare le regole del mercato e rivoluzionare la nostra vita quotidiana. Questa grande potenzialità si coglie soprattutto in situazioni particolarmente difficoltose, ove il sostegno di strumenti digitali ci permette di ovviare a importanti mancanze e criticità.

Un esperimento coraggioso in tal senso è rappresentato dal tentativo di digitalizzare il settore sanitario. Un tentativo che risulta oggi particolarmente significativo, dato il delicato momento storico che stiamo vivendo, segnato da quella che è stata definita dall’OMS una pandemia, a causa del Covid-19, “diffuso in tutto il mondo e contro il quale la maggioranza degli uomini non ha difese immunitarie”. A causa di una tale situazione d’emergenza il settore sanitario è messo a dura prova e si mette addirittura in dubbio la solidità del sistema sanitario universale, uno dei capi saldi del nostro ordinamento, sancito all’art 32 del testo costituzionale, che garantisce a tutti i cittadini l’accesso alle cure mediche in condizione di totale uguaglianza ed equità, con un’attenzione rilevante circa l’effettività di tali diritti, tipica di una Costituzione sociale come la nostra.

A partire da questi scenari catastrofici, delineatisi dalla diffusione di questo nuovo virus, si può allora cogliere, non più la semplice convenienza, ma, l’assoluta necessità di maggiori investimenti sul campo digitale. Un’importante risposta innovativa, in tal senso, non è mancata ad arrivare grazie allo sviluppo di un’app per il contenimento del virus. La prima a idearla è stata la Corea del Sud, attraverso un sistema di localizzazione dei soggetti risultati positivi al virus, grazie anche ai dati raccolti dalle telecamere di video-sorveglianza sparse per le città e alla tecnologia del riconoscimento facciale. Tale applicazione è quindi in grado di indicare i luoghi frequentati dai soggetti contagiati, offrendo a chi utilizza l’app anche percorsi alternativi da percorrere per evitare il contagio.

Iniziative in parte analoghe sono state elaborate anche in Italia, anzitutto da un’azienda umbra, la Webteck, con l’app StopCoronavirus. Applicazione dotata di un sistema che permette di rintracciare, al pari di quella coreana, gli spostamenti effettuati dal soggetto positivo al test, grazie alla localizzazione dello smartphone. A differenza dell’app coreana, l’applicazione StopCoronavirus dell’azienda italiana riconosce particolare rilievo alla privacy per via anche del carattere volontario del servizio, che non si basa sul medesimo fondamento coercitivo dell’esperimento coreano. Uno strumento  di questo tipo, se adoperato fin da subito, avrebbe potuto evitare il lockdown totale che oggi caratterizza il nostro Paese, con annesse tutte le ritorsioni e le conseguenze economiche negative che ne deriveranno e che in parte pesano già sulle spalle di milioni di famiglie italiane.

Di recente anche la regione Lombardia si è mossa su tale fronte, introducendo una nuova sezione denominata “cerca-covid” all’interno dell’applicazione già esistente “ALLERTALOM”, che permette di ricevere le allerte della protezione civile. Tale sezione dedicata prevede un breve questionario, totalmente anonimo, al fine di raccogliere informazioni circa le generalità e il comune di abitazione, di segnalare eventuali spostamenti lavorativi e di dare indicazioni sullo stato di salute, comprendente eventuali patologie pregresse e sintomi rilevanti. Il fine è quello di  tracciare una mappa del rischio di contagio e permettere agli esperti di sviluppare modelli previsionali. Tuttavia l’effettiva utilità dell’app, come affermato dal vicepresidente della regione Lombardia Sala, si coglierà solo grazie ad un suo utilizzo costante e diffuso nel territorio interessato.

Si tratta di importanti balzi in avanti verso l’accoglimento da parte delle istituzioni di soluzioni digitali sempre più all’avanguardia, che danno speranza e possibilità di futuro anche alla cosiddetta telemedicina: l’insieme di tecniche medico-informatiche che permettono al medico di elaborare diagnosi, o di fornire assistenza a distanza, con un minimo dispendio di risorse. Misure di questo tipo, secondo le stime di Chilelli, ex direttore generale della Federsanità ANCI, sarebbero capaci di tagliare il 20% dei costi e, di conseguenza, di potenziare il sistema sanitario in quei campi ove, proprio durante l’emergenza, lo stesso ha manifestato importanti lacune, ed infine anche di garantire e mantenere in vita l’importante conquista costituzionale e sociale che è il servizio sanitario pubblico universale.

Sofia Bongiovanni